
Storia famigliare della Convallaria
Valdagno, cittadina già piuttosto importante alla base delle Prealpi, si era dotata negli anni precedenti, di tre nuove piazze e di una migliorata illuminazione a petrolio, soggetta ad un asburgico calendario di funzionamento, che teneva persin conto delle fasi lunari.
Tra i sorvegliati con attenzione, c’erano anche i conti Valle, che nella loro splendida Villa, molto vicina alla casa del mio bisnonno, si intrattenevano spesso e volentieri con membri dell’intellighenzia, artisti ed intellettuali, coltivando idee moderne ed evolute. In questo quadro maturavano i moti che, in seguito, portarono alla cacciata del generale Thurn-Taxis e delle sue truppe austriache, nel marzo del 1848, quando Francesco aveva quattro anni. Questa prima vittoria indipendentista fu peraltro effimera, visto che il dominio dell’Impero ritornò sulle terre valdagnesi, a partire dal giugno dello stesso anno. Nel pieno della prima guerra d’Indipendenza, tutte queste turbolenze non impedirono che il mio bisnonno iniziasse a mostrare un sincero interesse per le piante dell’orto che, pur con le comprensibili ed immaginabili fatiche, ben contribuiva alla sussistenza famigliare. Le piante crescevano libere e forti, senza curarsi dei minacciosi proclami del Maresciallo Radetzky che chiedeva di costituirsi a ‘malpensanti e diffusori di false notizie’.
Nell’orto, cren, cavoli, verze, insalate ma anche rose, dahlie e gerani, bordati di convallarie. L’orto assumeva forme decorative ed esprimeva a modo suo, un semplice senso di bellezza. Sicuramente attratta dai suoi modi gentili e, perché no, anche dal suo bell’orto, Giuseppina Filotto diventò sua moglie e adottò di buon grado le convallarie che rendevano questo piccolo spazio così diverso dagli altri.